Davanti al calcio tornava bambino. Me ne accorsi un giorno che camminavamo per strada. Stavamo discutendo su come trascorrere il pomeriggio quando lui, d’improvviso, si zittì. Subito non capii, sembrava diventato una statua. Poi voltai la testa nella direzione del suo sguardo. Di Stefano stava venendo nella nostra direzione. Non feci in tempo a fermarlo. Gigi si diresse verso di lui. Lo squadrò da un lato e poi dall’altro infine prese la mano che Di Stefano teneva lungo il corpo e iniziò a stringerla convulsamente. Stringeva e parlava dell’ultima partita, l’azione, lo sbaglio, il goal... Non la finiva più. Insopportabile.
Di Stefano era rimasto fermo sul posto. Solo gli occhi si muovevano irrequieti alla ricerca d’aiuto. Sembrava incerto sul da farsi. Meglio opporsi o lasciar fare? Non si capacitava ancora di cosa fosse pronta a fare la gente, anzi i tifosi quando lo vedevano.
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